venerdì 19 febbraio 2016

Un viaggio chiamato Ghilarza

Sveglia all'alba, se possiamo chiamarla sveglia visto che praticamente, quella porzione di notte l’abbiamo passata quasi tutta in bianco. L’attesa è di sé stessa parte del viaggio e questo viaggio per noi ha avuto inizio nel momento in cui i nostri calciatori hanno alzato al cielo quel mercoledì del 6 gennaio, la Coppa Italia Regionale. Attesa lunga e frenetica, di serate in pizzeria, di post e messaggi scanzonati e irriverenti. Attesa fatta di una organizzazione meticolosa e perfetta; la sera stessa del sorteggio che ha decretato la partita di andata in Sardegna, la gran parte del Gruppo Storico aveva già la prenotazione dell’aereo in tasca.
Nella diversità delle sue tante anime ultras, Fedayn Cassino ha raggiunto Ghilarza con ogni mezzo. Dall'auto al treno per gli spostamenti da Cassino a Ciampino e da Cagliari a Ghilarza, con volo aereo nel mezzo dei due spostamenti. I più arditi, sobbarcatosi due giorni di viaggio, tra andata e ritorno, sono andati con la nave. Imbarco a Civitavecchia con scalo ad Olbia. Ma tempo, costi e fatica non hanno frenato la passione. Questa è la nostra serie A, questi sono i nostri colori e per noi, da sempre, valgono più della categoria, si amano a prescindere.
Come accennato la giornata inizia presto. Ritrovo e partenza in auto alle 5 nei pressi della stazione. Facce assonnate ma piene di vita, ricche di entusiasmo, come ragazzi alla loro prima giornata di gita scolastica. Ma non abbiamo più l’età per sedere  su un banco di scuola, i più sono papà con figli al seguito, più di qualcuno ha superato i 50 anni, ma appartenenza e amicizia abbattono le barriere del tempo. Siamo ancora qui. In questo spazio di vita si cresce bene.
Si parte, destinazione aeroporto di Ciampino. Si arriva con largo anticipo, ma era tutto programmato. Foto di rito prima della partenza. Per tanti di noi è la prima volta in volo, per il Gruppo, nel numero considerevole di presenze è la prima in assoluto, alla soglia dei quarant'anni di storia. Nessuno accusa la notte passata in “bianco”, nell'aria si innalzano i primi cori. Non si accusa stanchezza. Intanto la luce del giorno timidamente avanza e con lei cresce anche la nostra euforia. Ogni tassello di giornata si dimostrerà un pezzetto di laterale sud. Birra e cori ci accompagneranno per tutto il tempo della giornata senza soluzione di continuità.
Si sale sulla navetta che ci accompagna all'aereo… poi il volo. Il viaggio ha inizio, almeno quello che ti tiene in apprensione. Mentre la terra si allontana ci immergiamo tra le nuvole. Il cielo ha i nostri colori. Qualche bottiglia di sambuca vola anch'essa di sedile in sedile e ad ogni passaggio si consuma un po’, momentaneamente sostituisce la birra che comunque non mancherà mai. Quando scompaiono le nuvole vediamo un'altra distesa azzurra: è il mare. Si intravede terra, iniziamo a scendere. La Sardegna.
Aeroporto di Cagliari. Ancora cori. Le diverse anime ultras si incamminano per strade diverse, ma verso una unica meta. Una parte di noi continuerà il viaggio in auto, l’altra in treno. La pioggia sottile viene giù a tratti, alternandosi a schiarite che diventeranno definitive nel pomeriggio. Prendiamo le auto prenotate e ci incamminiamo verso Ghilarza, altri 150 chilometri di strada, on the road. Il paesaggio è quello visto tante volte in TV nei vari documentari, il verde avvolge il nostro passaggio verso l’entroterra. Giungiamo a Ghilarza, piove, tappa della nostra fermata casa di Gramsci, adibita a Museo. Per tanti di noi è un tuffo nella memoria, tappa obbligata. Resterà nell'arco della giornata l’unico spazio dove non ci saranno cori e birra, ma non mancherà comunque la goliardia da parte di qualcuno.
Resta l’emozione della visita al Museo, il ricordo è toccante ma non c’è tempo per i sentimentalismi. Si pensa alla tavolata che ci attende. L’uscita dal museo è accompagnata dalla pioggia, ma non la sentiamo, cerchiamo il ristorante dove avevamo la prenotazione. In macchina e via. Arriviamo alla nostra meta, il locale è accogliente. Prendiamo posto a tavola. Per la compostezza sembriamo più una famiglia che un vecchio gruppo ultras. Ma dura poco. Si innalzano i bicchieri e si incomincia a bere. Come se avessimo mai smesso. Si continua a scherzare, ci si alza per le foto, per recarsi fuori a fumare. Consumiamo i pasti in allegria. Si trova sempre lo spazio per le battute e le note goliardiche. Ci si sente tutti parte dello stesso spettacolo. Siamo noi. Un gruppo di amici che porta avanti questa storia cassinate da quasi otto lustri.
Ci congediamo dal ristorante con una foto di gruppo. In alto le sciarpe e i nostri cori che strappano sorrisi agli altri ospiti del locale. Sale la tensione. Dobbiamo raggiungere la meta del nostro viaggio qui in terra di Sardegna. Ma per noi è stata una emozione ogni istante della giornata vissuto fino a quel momento. Emozioni che giuriamo dureranno ancora a lungo nella nostra memoria. Di nuovo in auto, il paese non è grande ma non sappiamo da che parte andare, prendiamo una strada e ci incamminiamo. Dopo varie peripezie troviamo lo stadio. Siamo l’ultimo tassello degli arditi cassinati a giungere al campo. Quando arriviamo qualcuno è ancora fuori, gli altri son dentro. Si sente a pelle un clima di grande festa. Una accoglienza straordinaria da parte dei locali, la gente del posto è entusiasta: brividi.
Il gruppo entra. Posizioniamo le nostre pezze sulla ringhiera della tribuna. Sembra riprodotta in piccolo la nostra Laterale Sud. Gli altri gruppi posizionano i loro striscioni sulla rete che ci divide dal campo. Prendiamo posizione sugli spalti. Numero considerevole, pensando alla distanza e alla giornata infrasettimanale lavorativa. Ma restano dettagli, la fede non conosce pause. Non ha ostacoli. Tutti rigorosamente posizionati come se giocassimo tra le mura amiche. Ognuno ha il suo posto. I lanciacori sulla ringhiera, gli altri dietro. Altri ancora dietro la propria pezza. Ma oggi si canta all'unisono. E si sente. La piccola tribuna coperta amplifica le nostre voci. I nostri cori si innalzano alti. A tratti siamo noi lo spettacolo. Sarà l’adrenalina accumulata nei giorni dell’attesa. Sarà la birra che non smette mai di esserci. Ma noi siamo possenti. Quando intoniamo i nostri cori si annullano anche le distanze esistenziali tra le diverse anime ultras. Oggi è una giornata particolare. Il Cassino da spettacolo in campo e noi sugli spalti diventiamo spettacolo nello spettacolo. Vinciamo tre a zero. Negli ultimi dieci minuti di gara si aggiungono a noi i ragazzi di Ghilarza, chiudiamo alla grande questa giornata straordinariamente viva. Intonano i nostri cori. Un riconoscimento che va oltre le nostre aspettative. Ci scambiamo gli abbracci. Le sciarpe. Tanti di noi ritorneranno a casa con al collo i colori giallorossi, simbolo della città di Ghilarza. Le nostre sciarpe biancoazzurre orgogliosamente vive sui ghilarzesi. Finisce la partita, i giocatori sotto il settore ad applaudirci. È un tripudio di emozioni.
La festa continua al bar dello stadio dove non si finisce mai di bere. il sindaco ci invita ad un rinfresco offerto nel salone antistante la tribuna e gli spogliatoi. Una parte di cassinati intraprende la via dell’aeroporto, il pullman li accompagnerà a prendere il treno che li riporterà a Cagliari. Gli altri resteranno a far festa. Nel giorno che non ha mai smesso, di esserla.
Pensavamo ad un rinfresco. È stato qualcosa di sproporzionatamente grande e sublime. La gente del posto ci ha accolto in una maniera incredibile. Sembrava aver vissuto quel momento altre mille volte, tanta era la disponibilità e l’ospitalità. Invece ci trovavamo lì, in quella parte di mondo, lontano dalla nostra Cassino, per la prima volta. Persone che difficilmente rincontreremo lungo il nostro cammino ultras, che sono state in grado di lasciare dentro di noi, in ognuno di noi una traccia indelebile. Passa in secondo piano anche la straordinaria vittoria della nostra squadra. Qualcosa che resterà a lungo scritta nelle pagine della nostra memoria. Fedayn Cassino non finirà mai di stupirsi. E di stupire.
Ci congediamo da quel calore. Ci attendono altri chilometri di strada. Il volo. Un ultimo saluto verso tutti, un abbraccio con lo sguardo e via. Ripercorriamo la strada al contrario. La giornata tende alla fine. Malgrado tutto non accusiamo fatica. Abbiamo ancora voglia di scherzare, di cantare. Di prenderci in giro. Siamo fatti così. Pensiamo ancora che dopo questa avventura ce ne saranno tante altre. Pensiamo alla partita di ritorno. Fantastichiamo improbabili scenari futuri. Semifinali. Finali. Sogniamo un’altra Viareggio trent'anni dopo. Mentre l’auto divora l’asfalto.  Giungiamo all'aeroporto di Cagliari.
Consegniamo le auto e poi dritti al terminal. Ci ricompattiamo con gli altri giunti in treno e con la squadra che prenderà il nostro stesso volo. Qualche timido coro. La stanchezza inizia a farsi sentire, ma l’euforia no. Non si arrende. L’aereo è pronto a riportarci indietro, a Ciampino.Ci ritroviamo al punto di partenza, o quasi. Scendiamo dall'aereo e ci incamminiamo. Sciarpa al collo e negli zaini i propri vessilli. Le diverse anime ultras, ognuna nella propria direzione riprende il cammino verso casa. 
Ci si saluta e ci si da un arrivederci alla prossima avventura. 
Al prossimo viaggio.

Il prossimo appuntamento è già domenica.


9 commenti:

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