Stadio Tardini. Parma sabato 23 maggio 2009. Eugenio, ragazzo vicentino cade dal settore ospiti dello stadio e in serata il suo giovane cuore si ferma. Il calcio deve continuare, il business deve continuare ad alimentarsi. La partita va avanti. I calciatori costretti da leggi e da una Lega assurda continuano a giocare forse contro il proprio volere. In questa nostra “piccola” Italia tradita e derubata da politicanti da strapazzo che decidono in un attimo che la vita di un ragazzo non vale niente. E intanto questo schifo di mondo si veste del suo abito migliore: infamia e ipocrisia. Il giocattolo di plastica non poteva fermarsi. Il questore di turno bravo solo a raccontare balle su la vita altrui e scherzarci sopra continua a far tirare 2 calci ad un pallone a 22 uomini in campo... e intanto là a Parma, persone con l'angoscia e il cuore in gola, con l’ansia e la rabbia imperterriti non sanno cosa fare….. e gli ultras, i BOYS PARMA che per protesta abbandonano lo stadio. Gli ultras, gli unici che in questo gioco assurdo ancora hanno un cuore e un sentimento. E allora sale la rabbia e la voglia di voler rovesciare tutto... e il sistema “calcio moderno” che va a pezzi. Quella del Ministro Maroni e degli inutili uomini di potere. Steward incapaci, impietriti e stabili che non sanno cosa fare, ma ci “devono essere” sono le nuove normative. Non sanno prestar soccorso, quelli che lo fanno non sanno cosa fare. L’ambulanza che non arriva mai. E intanto un ragazzo è ancora là. Questo è il loro modello: sepolcrale e indifferente. E le tv, le grandi tv con i loro padroni, le lobby e i loro giornalisti farsa che si livellano asserviti a tutto il marcio che li circonda e li coinvolge verso le bassezze di una esistenza. Cala il sipario amici miei, il dolore serbiamolo per noi, quel ragazzo di Vicenza non tornerà più in vita. Ciao Eugenio fratello di curva con sciarpa di colore diverso dai nostri. Ciao fratello vicentino che il tuo ricordo ci avvicini a tutti quelli che ci hanno lasciato…troppo presto cazzo, troppo presto.
Paolo dei Fedayn
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