Troppo spesso accade che il trascorrere del tempo faccia perdere la memoria storica di un avvenimento, cancellandone ogni traccia e riscrivendo un pezzo di storia nel modo più conveniente per la parte che gode del privilegio di avere “il coltello dalla parte del manico”. Esattamente ottanta anni fa, e precisamente il 06 dicembre 1926, la nostra amata Città veniva inglobata nella nascente provincia di Frosinone. Da quel giorno in poi, in modo sistematico e ben architettato, si è tentato di cancellare la nostra identità territoriale etichettandoci con il nome di una popolazione che mai nella storia ha dimorato nel nostro territorio. La scelta di non dare a Cassino il ruolo che per importanza storica, culturale e sociale le spettava di diritto, derivò solo dal CAPRICCIO di chi in quel tempo ricopriva il ruolo di capo del Governo.
Perché di puro e semplice CAPRICCIO si trattò è facile intuirlo dalle motivazioni che determinarono la scelta.
In via ufficiale si parlò del centro ciociaro come località geograficamente più equilibrata all’interno dell’assetto territoriale, nonostante fosse tra le meno importanti e popolate della zona (Frosinone all’epoca contava circa 10.000 abitanti, meno della metà di Cassino…).
Ma come la storia ci ha insegnato il regime del ventennio è sempre stato molto generoso verso chi docilmente si sottometteva alle sue logiche e molto meno con chi, di fronte a certi avvenimenti, non distoglieva lo sguardo facendo finta che nulla fosse accaduto.
E Cassino, per l’allora capo del governo, ebbe l’indicibile colpa di essere sede di un Tribunale che, unico in Italia, osò tentare di fare luce, per mezzo di una inchiesta, su una delle pagine più buie della storia italiana: il delitto Matteotti, parlamentare socialista e fiero oppositore del fascismo! Questa indagine alimentò nel despota un profondo odio nei confronti della nostra Cassino, che da lui venne etichettata come la “Città dei 100 avvocatacci”, rea di voler ostacolare la sua inarrestabile corsa verso l’egemonia assoluta sull’Italia intera.
E per mezzo della sua IMPOSIZIONE fu scelto un altro capoluogo di Provincia, nonostante Cassino in quel tempo ricopriva un ruolo strategico e fondamentale della vita democratica d’Italia.
Oggi, allora, vogliamo ricordare a tutti i nostri concittadini e a tutti gli amici dei centri vicini che seguono le sorti del Cassino Calcio, che nonostante siano passati 80 anni, abbiamo l’obbligo di essere sempre più consapevoli, coscienti ed orgogliosi della nostra storia e delle nostre origini. Ed è per questo che abbiamo deciso di ricordare che NOI NON SIAMO CIOCIARI, non perché ci sentiamo migliori o peggiori di loro ma semplicemente perché SOLO NOI possiamo orgogliosamente vantarci di essere gli unici eredi della tradizione della TERRA DI SAN BENEDETTO!
Perché di puro e semplice CAPRICCIO si trattò è facile intuirlo dalle motivazioni che determinarono la scelta.
In via ufficiale si parlò del centro ciociaro come località geograficamente più equilibrata all’interno dell’assetto territoriale, nonostante fosse tra le meno importanti e popolate della zona (Frosinone all’epoca contava circa 10.000 abitanti, meno della metà di Cassino…).
Ma come la storia ci ha insegnato il regime del ventennio è sempre stato molto generoso verso chi docilmente si sottometteva alle sue logiche e molto meno con chi, di fronte a certi avvenimenti, non distoglieva lo sguardo facendo finta che nulla fosse accaduto.
E Cassino, per l’allora capo del governo, ebbe l’indicibile colpa di essere sede di un Tribunale che, unico in Italia, osò tentare di fare luce, per mezzo di una inchiesta, su una delle pagine più buie della storia italiana: il delitto Matteotti, parlamentare socialista e fiero oppositore del fascismo! Questa indagine alimentò nel despota un profondo odio nei confronti della nostra Cassino, che da lui venne etichettata come la “Città dei 100 avvocatacci”, rea di voler ostacolare la sua inarrestabile corsa verso l’egemonia assoluta sull’Italia intera.
E per mezzo della sua IMPOSIZIONE fu scelto un altro capoluogo di Provincia, nonostante Cassino in quel tempo ricopriva un ruolo strategico e fondamentale della vita democratica d’Italia.
Oggi, allora, vogliamo ricordare a tutti i nostri concittadini e a tutti gli amici dei centri vicini che seguono le sorti del Cassino Calcio, che nonostante siano passati 80 anni, abbiamo l’obbligo di essere sempre più consapevoli, coscienti ed orgogliosi della nostra storia e delle nostre origini. Ed è per questo che abbiamo deciso di ricordare che NOI NON SIAMO CIOCIARI, non perché ci sentiamo migliori o peggiori di loro ma semplicemente perché SOLO NOI possiamo orgogliosamente vantarci di essere gli unici eredi della tradizione della TERRA DI SAN BENEDETTO!
Jefe&Lson – u.t.s.b. Cassino
6 DICEMBRE 1926: PER STORIA E TRADIZIONE NESSUN RISPETTO…
FROSINONE PROVINCIA SOLO PER IL CAPRICCIO DI UN DUCETTO!
(questo pezzo è stato scritto dagli amici degli utsb per la fanzine OLD LOVE e pubblicato sulla fanza n.2 del 10 dicembre 2006)
Dal 6 dicembre 1926 CASSINO Città SENZA PROVINCIA
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